“Vorrei ma non posso”: l’illusione della virtù aziendale
“Vorrei ma non posso”: l’illusione della virtù aziendale
Spesso questo atteggiamento nasce da un desiderio dell’azienda di apparire moderna, etica, o semplicemente competitiva, senza però avere le risorse, la cultura o la volontà di esserlo veramente. Alcuni esempi comuni:
Parlano di “smart working” ma poi lo ostacolano.
Promettono crescita professionale, ma non ci sono percorsi reali.
Comunicano attenzione al benessere, ma spremono i team con scadenze impossibili.
Questa incoerenza genera disillusione, e i primi a pagarne il prezzo sono proprio i dipendenti.
Il peso ricade sulle persone
Quando un’organizzazione finge, la tensione creata viene spesso “scaricata a valle”, cioè sui lavoratori. Questo può manifestarsi in diversi modi:
Maggiore carico di lavoro per compensare inefficienze strutturali.
Clima di colpa o pressione psicologica (“se non ti adatti, forse non sei adatto…”).
Turnover alto, ma mai riconosciuto come sintomo del problema.
Cultura del “non lamentarti, sii grato”, anche quando le condizioni non sono sostenibili.
Le conseguenze sistemiche
Alla lunga, questo “vorrei ma non posso” mina la fiducia, l’engagement e la produttività:
I migliori se ne vanno, lasciando l’azienda più fragile.
Chi resta spesso si “anestetizza” per sopravvivere.
Le promesse non mantenute si accumulano, creando cinismo e distacco emotivo.
Come reagire se sei dentro una realtà così
Se sei un dipendente in un contesto del genere, alcuni spunti:
Osserva, documenta, proteggiti: sapere distinguere i fatti dalla narrazione è fondamentale.
Cerca alleati: anche solo parlarne con colleghi può fare la differenza.
Fissa i tuoi limiti: se certe dinamiche ti danneggiano, è legittimo dire “no” o cercare alternative.
Non interiorizzare la colpa: se un’azienda ha problemi strutturali, non è responsabilità tua.